E' intrigante il movimento di Giorgia Meloni in Africa. Quella sua testarda vocazione a proporre un piano Mattei per il Continente nero assomiglia tanto ad un antico slogan, che in realtà rappresenta una svolta politica: aiutiamoli a casa loro. Due giorni in Etiopia che rappresentano anche un segnale di politica estera dell'Italia per dimostrare di essere capaci di fare da noi. E si tratta di un passaggio decisivo nelle relazioni bilaterali con Addis Abeba, un segno concreto dei legami storici e solidi tra i due Paesi. Ã? anche la prima occasione per affermare la volontà italiana di cooperazione con i paesi del Corno d'Africa.
Poi toccherà ad Eritrea e Somalia. Inutile girarci attorno. Collaborare serve anche e soprattutto per quanto riguarda il contenimento dei fenomeni migratori illegali e del traffico di esseri umani. Proprio l'Etiopia rientra tra le nazioni a cui è destinato il Decreto Flussi 2022 e rappresenta uno snodo centrale verso il Sudan fino alla Libia e poi verso l'Italia. In quest'ottica, la recente intesa raggiunta tra l'Italia e la Tunisia, con la forma di Tajani, rappresenta un valido esempio per la gestione dell'immigrazione clandestina. Quattromila lavoratori arriveranno dalla Tunisia dopo aver seguito programmi di formazione. Potrebbe essere un modello da seguire per la stessa Unione Europea. Comunque occorrerà ora capire che cosa scaturirà concretamente dalla due giorni in Etiopia.
Intanto c'è da dire che si tratta della prima visita da parte di un leader occidentale in Etiopia a seguito della cessazione temporanea delle ostilità tra il Governo centrale di Addis Abeba e il movimento secessionista del Tigray denominato TPLF. E se l'Italia offre un riconoscimento al governo ufficiale di Addis Abeba è un'occasione proprio per avere vantaggi reciproci. Il tutto fa seguito alla missione che compì a Roma qualche mese fa il premier etiope. Allora ci furono accordi per complessivi 180 milioni di euro in diversi settori.